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Carlo Ballarini

Carlo Ballarini nasce a Milano nel 1959. I suoi primi contatti con lo studio serio e sistematico del pianoforte risalgono al 1974, in epoca relativamente tardiva. Questo tuttavia non impedisce un felice proseguimento e completamento di tutti i cicli di studi: consegue a pieni voti il diploma di Maturità Classica, si diploma brillantemente in pianoforte sotto la guida di Alberto Mozzati, e infine si diploma a pieni voti in composizione, dopo aver seguito i corsi dapprima di Alberto Soresina, poi di Azio Corghi. L’insegnamento è dietro l’angolo: nel 1982 ottiene la prima supplenza annuale sulla cattedra di Armonia e Contrappunto al Conservatorio di Parma. Contemporaneamente si perfeziona in pianoforte con Paul Badura-Skoda e intraprende una carriera concertistica fitta e ricca di soddisfazioni. Nella classe di Azio Corghi compie i primi esperimenti con la musica elettronica. La scoperta e lo studio di questo genere musicale costituiscono una tappa fondamentale nella sua evoluzione artistica, tanto che buona parte della sua attività creativa è stata orientata in questo senso. Collabora strettamente con Azio Corghi stesso (curando la sintesi e la riproduzione della parti di musica elettronica nella Sinfonia dell’Esercito di Arlecchino e in Gargantua – di cui redige anche la riduzione per canto e pianoforte) e, successivamente, con Ivan Fedele (elaborazione parti elettroniche e regia sonora in Ipermnestra). L’esperienza accumulata in queste circostanze porta ben presto Carlo Ballarini ad affrontare con sicurezza le prime esperienze compositive “autonome” nel campo della musica elettronica. Nascono così "Verlassen", una azione coreografica per soprano e nastro magnetico su testo di Paolo Di Sacco e, successivamente, "La Veglia di Bach", sonorizzazione della mostra-spettacolo di Emilio Isgrò, composta ed eseguita in occasione dell’inaugurazione della stagione 1984-1985 del Teatro alla Scala di Milano. Nel 1983 il Concerto per pianoforte e orchestra sinfonica viene segnalato al Concorso Internazionale di Composizione Valentino Bucchi. L’incontro con Emilio Ghezzi segna l’inizio di un periodo di attività compositiva “a quattro mani”: nel 1988 scrivono le musiche dello spettacolo "Una voce senza nessuno" (da Tardieu); nel 1992 vede la luce "Zavist", dall’omonimo dramma di Puškin; nel 1993 venngono eseguiti a Milano lo Stabat Mater su musiche di Vivaldi (in cui convivono materiali acustici assai eterogenei, come la voce di un contralto, l’orchestra d’archi, il flauto e l’oboe solisti e la musica elettronica) e "Amadeum" per orchestra; loro lavori sono eseguiti anche dall’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, dall’Orchestra della RAI di Napoli e dall’English Chamber Orchestra. Nel 1995 il Quintetto Bibiena commissiona a Carlo Ballarini l’elaborazione per quintetto di fiati dei "Quadri da un’Esposizione" di M. Musorgskij. Questo fatto segna l’inizio di una lunga serie di trascrizioni ed adattamenti tutti caratterizzati da una forte componente creativa, tra cui possiamo citare la "Petite Suite" per quintetto di fiati (da Borodin) e la "Boîte a joujoux" per quintetto di fiati (da Debussy), nonché la serie di cinque opere liriche liberamente ridotte per piccole ed eterogene compagini strumentali commissionate per un quinquennio a partire dal 1998 dall’As.Li.Co in seno al progetto Opera Domani, il cui fine è di proporre l’opera lirica ad un pubblico di giovanissimi (Il Piccolo Flauto Magico, La Fiaba di Cenerentola, Don Chisciotte, Sir John Falstaff Cavaliere e Guglielmo Tell, arciere della libertà). Questa intensa produzione lo assorbe quasi totalmente negli anni successivi, anche se vedono la luce alcuni brani tra cui "Home Suite Home" (1996), una suggestiva serie di brevi brani per orchestra d’archi ispirata a leggende nordeuropee che narrano di gnomi e folletti, Pieces without glissandos per duo d’arpe (1999), Grounds per flauto e pianoforte (2001) e Come in uno Specchio, storia in musica per voce recitante e cinque strumentisti su testo di Gerardo Monizza (2003). La sua attività in campo musicologico lo porta inoltre a partecipare a diversi convegni in Italia e all’estero, nonché a trasmissioni radiofoniche e televisive. Nel 1987 cura con E. Ghezzi la prima esecuzione novecentesca di Alina, la Regina di Golconda di G. Donizetti e nel 1994 cura la messa in scena dell’opera La Diavolessa di Baldassarre Galuppi. Dal 1989 è insegnante in ruolo di Armonia e Contrappunto presso il Conservatorio di Musica di Como.